Tratto dal Corriere dei Piccoli nº 16 del 16 aprile 1961.
2 commenti:
Anonimo
ha detto...
Ho pianto di nuovo leggendo un racconto di Milani per la sua prosa così asciutta, così schietta, così vera capace sempre di evocare con pochi tratti gli ambienti, i sentimenti, la vita di eroi umili, semplici, sconosciuti e proprio per questo grandi. Quell'alpino che parla in un angolo dell'osteria di montagna, davanti al suo bicchiere di vino nella stanza rischiarata dal fuoco del camino di una taverna delle Dolomiti, pare di vederlo e di sentirlo. Peccato solo non potergli stringere la mano...
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Ho pianto di nuovo leggendo un racconto di Milani per la sua prosa così asciutta, così schietta, così vera capace sempre di evocare con pochi tratti gli ambienti, i sentimenti, la vita di eroi umili, semplici, sconosciuti e proprio per questo grandi. Quell'alpino che parla in un angolo dell'osteria di montagna, davanti al suo bicchiere di vino nella stanza rischiarata dal fuoco del camino di una taverna delle Dolomiti, pare di vederlo e di sentirlo. Peccato solo non potergli stringere la mano...
Io ho pianto vedendo come disegnava Toppi nel 1961 (30 anni penso). Che crescita....
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