16 ottobre 2017

Larry Yuma

Tratto dal nº 31 del 3 agosto 1975 del Giornalino.



5 commenti:

umberto ha detto...

Strano....
credevo che nel 1975 La versione di Larry Yuma fosse quella con gli occhi non visibili, perennemente in ombra.
Forse hanno usato un vecchio disegno per fare il poster

Contix ha detto...

Questa faccenda degli occhi di Larry Yuma non l'ho mai capita, francamente: nelle prime storie erano visibili....Boscarato li disegnava anche attraverso l'ombra del cappello. Ma da fine anni '70 in poi sono rimasti perennemente invisibili, con l'ombra del cappello dominante, addirittura con inquadrature forzate pur di non farli vedere! E, colmo dei colmi, perfino nelle ristampe delle vecchie storie (in cui gli occhi si vedevano), li hanno coperti!!! Ma perchè???!!!

Dippy Dawg ha detto...

Fino ad un certo punto gli occhi si sono visti normalmente; poi, Claudio Nizzi prese "la decisione di fargli mettere sempre l'ombra sugli occhi perché appariva più misterioso" (dall'intervista all'autore nel numero 1 della recente riedizione) e da allora lo hanno sempre disegnato così...
Il problema, come dici tu, è che hanno pure ristampato una vecchia storia (Quanak l'apache) ridisegnando il cappello anche quando non c'era nell'originale!

Contix ha detto...

Grazie mille del chiarimento, Dippy Dawg! Ma personalmente non approvo la decisione di Nizzi di riadattare le vecchie storie di Larry Yuma mettendogli il cappello dove prima non c'era e forzando l'ombra negli occhi in ogni inquadratura: sono scelte che fanno parte dell'evoluzione del personaggio e possono andar bene nelle nuove storie, ma il "riadattamento" di quelle passate al presente mi sa tanto di "Grande Fratello" (quello orwelliano, non quello televisivo...)

umberto@blueklein.it ha detto...

Riadattamento, tra l'altro, che ha coinvolto anche gli "esuberi" rispetto alla griglia dei riquadri. Ovvero gli svolazzamenti di cappello, stivali, ecc. che privilegiano una visione statica (e anche estatica) della pagina, svincolata cioè dalla processualità narrativa. In un certo senso quella che è stata applicata nella versione Allagalla e poi in quella a colori, è una censura del "virtuosismo", e all'agogica (tipica di certe esecuzioni slave con rallentamenti e velocizzazioni repentine) che potevano essere arbitrarie (in quanto non previste dalla "partitura") ma, insomma lasciavano intravedere il Boscarato autore di tavole (ovvero insieme di sequenze dotate di un senso ulteriore anche prese a se stanti) appena appena esuberante rispetto al Nizzi autore di sequenze tassativamente ed esclusivamente leggibili in termini processuali.