Tratto dal Corriere dei Piccoli dal nº 53 del 31 dicembre 1961 al nº 4 del 28 gennaio 1962.
31 dicembre 2019
30 dicembre 2019
Buon anno, Gigi!
Tratto dal nº 52 del 30 dicembre 1984 del Giornalino.
Nello stesso numero appare anche questa lettera.
Nello stesso numero appare anche questa lettera.
29 dicembre 2019
28 dicembre 2019
27 dicembre 2019
26 dicembre 2019
25 dicembre 2019
Buon Natale a tutti i nostri amici
Tratto dal nº 51 del 22 dicembre 1968 del Giornalino.
Quello che segue è un frammento di una delle otto conversazioni che Laura De Luca ha avuto col padre Gianni De Luca tra il 1987 e il 1991,
conversazioni interrotte dalla morte del grande fumettista proprio in quell’anno.
La versione integrale di queste conversazioni si può leggere sul terzo volume de Il Commissario Spada (Black Velvet, Edizioni BD, 2004).
...
Mi viene in mente un’altra copertina, e questa è del 1968, ed è ancora sul tema di Natale. La intitolerò, (non sapendo neanche in questo caso come) Pace in terra agli uomini di buona volontà. Un titolo che sarebbe deleterio, se la si volesse esporre come quadro in una mostra, nel qual caso, preferirei forse: La Forma è altrove. Ti ricordi a cosa mi riferisco?
Sì, credo.
Allora descrivila tu, quella copertina.
A parole?
Sì per favore, accetta il giochino. Non c’é tranello. Anche se dico sempre che tu non dovresti mai parlare (nel senso di emettere suoni con la bocca), ma esprimerti solo con i tuoi disegni.
Grazie tante. È una scena di città. Ripresi qualcosa dal vero, se ti ricordi, a Ponte Margherita, davanti a Ruschena, anche se poi, in realtà, il ponte raffigurato non è quel ponte…
Io trovo che quella copertina sia proprio un quadro, un affresco. Perciò prima parlavo di una possibile esposizione. Mi ricorda, non so perché, Paolo Uccello.
Cosa c’entra?
Non so. Ci vedo qualcosa di corale come nella Battaglia di san Romano, figurati. Ma almeno lusingati, una volta tanto che ti faccio un complimento! O fingi di…
E va bene mi lusingo, senza bisogno di fingere. Ma non capisco cosa c’entri. Insomma, è una scena metropolitana, se per metropoli intendiamo…
No, per favore. Dimmi solo cosa rappresenta.
Ci sono dei passanti… che la sera della vigilia si presume stiano tornando a casa, chi col panettone, chi con l’ultimo pacchetto sotto al braccio… ma sul ponte, c’è qualcosa che attira la loro attenzione. Anzi qualcuno. Un ragazzino…
… Biondo, tipo Incompreso…
Un ragazzino biondo che sta disegnando un angelo sul marciapiede e intanto guarda in alto come se stesse osservando il modello dal vero. Come se lo vedesse per davvero… la maggior parte della gente che lo circonda guarda a sua volta in alto, cercando di capire che cosa il ragazzino stia effettivamente guardando. Tutti attenti, a scrutare, a stringere gli occhi, ad aggrottare le fronti… c’è chi se ne va scrollando le spalle, trattenendo il compatimento e, anche in questo caso, un certo sorrisino… lui lavora, inalterato, ispirato, serissimo. Ma è evidente che gli altri, tutti gli altri, non vedono nulla di quello che lui vede lassù in alto…
È la parabola del tuo lavoro? Del lavoro dell’artista in genere? Quel bambino sei… tu stesso?
Di che vai cianciando?
Pensavo di farti un altro complimento.
Ah sì? Può darsi… in tal caso…
Anche tu guardi le tue benedette forme nell’iperuranio, dove nessuno lo vede?
Può darsi…
Anche intorno a te c’è una piccola folla di gente che aggrotta la fronte per cercare di capire dove cavolo stai guardando tu?
Può darsi…
Anche tu vedi per tutti quelli che non vedono, perché non solo ciò che appare è reale?
Può darsi.
Bene, hai un’alta stima di te. O quanto meno dei poteri della tua vista…
So quello che posso e che devo fare. Ma allora c’è un’altra analogia con me stesso che non hai colto. O forse non hai voluto cogliere.
Vale a dire?
Io, come il bambino, disegno in un certo senso per terra. Cose terra-terra, se vuoi. Ma che ispirano ai modelli veri. Lui disegna coi gessetti, io sui giornaletti. Sì, sono solo giornaletti. Cose che passano, che durano un giorno…
...
Quello che segue è un frammento di una delle otto conversazioni che Laura De Luca ha avuto col padre Gianni De Luca tra il 1987 e il 1991,
conversazioni interrotte dalla morte del grande fumettista proprio in quell’anno.
La versione integrale di queste conversazioni si può leggere sul terzo volume de Il Commissario Spada (Black Velvet, Edizioni BD, 2004).
...
Mi viene in mente un’altra copertina, e questa è del 1968, ed è ancora sul tema di Natale. La intitolerò, (non sapendo neanche in questo caso come) Pace in terra agli uomini di buona volontà. Un titolo che sarebbe deleterio, se la si volesse esporre come quadro in una mostra, nel qual caso, preferirei forse: La Forma è altrove. Ti ricordi a cosa mi riferisco?
Sì, credo.
Allora descrivila tu, quella copertina.
A parole?
Sì per favore, accetta il giochino. Non c’é tranello. Anche se dico sempre che tu non dovresti mai parlare (nel senso di emettere suoni con la bocca), ma esprimerti solo con i tuoi disegni.
Grazie tante. È una scena di città. Ripresi qualcosa dal vero, se ti ricordi, a Ponte Margherita, davanti a Ruschena, anche se poi, in realtà, il ponte raffigurato non è quel ponte…
Io trovo che quella copertina sia proprio un quadro, un affresco. Perciò prima parlavo di una possibile esposizione. Mi ricorda, non so perché, Paolo Uccello.
Cosa c’entra?
Non so. Ci vedo qualcosa di corale come nella Battaglia di san Romano, figurati. Ma almeno lusingati, una volta tanto che ti faccio un complimento! O fingi di…
E va bene mi lusingo, senza bisogno di fingere. Ma non capisco cosa c’entri. Insomma, è una scena metropolitana, se per metropoli intendiamo…
No, per favore. Dimmi solo cosa rappresenta.
Ci sono dei passanti… che la sera della vigilia si presume stiano tornando a casa, chi col panettone, chi con l’ultimo pacchetto sotto al braccio… ma sul ponte, c’è qualcosa che attira la loro attenzione. Anzi qualcuno. Un ragazzino…
… Biondo, tipo Incompreso…
Un ragazzino biondo che sta disegnando un angelo sul marciapiede e intanto guarda in alto come se stesse osservando il modello dal vero. Come se lo vedesse per davvero… la maggior parte della gente che lo circonda guarda a sua volta in alto, cercando di capire che cosa il ragazzino stia effettivamente guardando. Tutti attenti, a scrutare, a stringere gli occhi, ad aggrottare le fronti… c’è chi se ne va scrollando le spalle, trattenendo il compatimento e, anche in questo caso, un certo sorrisino… lui lavora, inalterato, ispirato, serissimo. Ma è evidente che gli altri, tutti gli altri, non vedono nulla di quello che lui vede lassù in alto…
È la parabola del tuo lavoro? Del lavoro dell’artista in genere? Quel bambino sei… tu stesso?
Di che vai cianciando?
Pensavo di farti un altro complimento.
Ah sì? Può darsi… in tal caso…
Anche tu guardi le tue benedette forme nell’iperuranio, dove nessuno lo vede?
Può darsi…
Anche intorno a te c’è una piccola folla di gente che aggrotta la fronte per cercare di capire dove cavolo stai guardando tu?
Può darsi…
Anche tu vedi per tutti quelli che non vedono, perché non solo ciò che appare è reale?
Può darsi.
Bene, hai un’alta stima di te. O quanto meno dei poteri della tua vista…
So quello che posso e che devo fare. Ma allora c’è un’altra analogia con me stesso che non hai colto. O forse non hai voluto cogliere.
Vale a dire?
Io, come il bambino, disegno in un certo senso per terra. Cose terra-terra, se vuoi. Ma che ispirano ai modelli veri. Lui disegna coi gessetti, io sui giornaletti. Sì, sono solo giornaletti. Cose che passano, che durano un giorno…
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24 dicembre 2019
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