7 giugno 2012

La puffina

Tratto dal nº 18 del 30 aprile 1967 al nº 37 del 10 settembre 1967 del Corriere dei Piccoli.











































6 commenti:

Vincenzo ha detto...

Terza pagina del fumetto.
Gargamella: "Ah, ecco! "Come trasformare in fanciulla una statuetta!" Questi gli ingredienti..."
E gli ingredienti sono: civetteria, testardaggine, lacrime di coccodrillo, cervello di gallina, lingua di vipera, astuzia, collera, menzogna, golosità, malafede, incoscienza, orgoglio, invidia, sensibilità, furbizia e stoltezza, leggerezza e ostinazione...
E temo che anche la "candela bruciata da due parti" abbia un significato simbolico non edificante...
Già ai suoi tempi, per questo testo, Peyo ebbe qualche problema con una parte dell'opinione pubblica francofona.
Se divenisse di pubblico dominio anche oggi, Peyo rischierebbe di entrare nella "cancel culture".

Fantasio ha detto...

A me piace invece pensare che Peyo abbia voluto prendere in giro la misoginia ancora imperante negli anni '60, facendo utilizzare ad uno dei suoi cattivi per eccellenza tutti i luoghi comuni sulle donne in un colpo solo. Poi certo, non dubito che oggi finirebbe vittima della "cancel culture" pure imperante, come e più della misoginia d'epoca. Anche se, per nostra fortuna, la nuova edizione della Gazzetta dello Sport continua a riportare la formula originale, sia pure con una diversa traduzione.

Vincenzo ha detto...

Anche a me piace pensare così, Fantasio. E secondo me Peyo ha forse veramente giocato con i luoghi comuni. Fatto sta, tuttavia, che questo intento ironico (o forse parodistico) non è stato colto a suo tempo da tutti i lettori,

Terzo D'Andrea ha detto...

Negli anni '50 e '60 su Tintin" e "Spirou" i personaggi femminili erano censurati, dovevano essere mamme, nonne o sorelle e comunque molto caste.
Per me Peyo ha realizzato questa storia sfidando i censori dalla prima all'ultima vignetta...

Fiorenzo Desiderio ha detto...

Non so. Ho sempre amato i fumetti (il mio sogno era diventare fumettista) e mi pesava un poco che tra gli appassionati con cui potevo chiacchierare per ore scarseggiassero le ragazzine, che pure mi mancavano. Come dare loro torto? Senza voler dare un giudizio d'intenti, ma solo nei fatti, i personaggi femminili nei fumetti dell'epoca sono a dir poco squallidi. Asterix, il mio mito: le donne stanno al loro posto, a cucinare e far la spesa; al massimo sono capricciose e fanno pressione sul povero marito perché guadagni di più… Persino l'idea di una donna bardo (chi avrebbe immaginato, fuor di politica, Meloni e Schelin - ma anche Merkel, al governo, invece che a casa a rinfacciare al marito che il cognato ha un'appartamento in un'insula a Lutetia?), era per Uderzo (Goscinny se n'era grazie a Dio già andato), una crassa ridicolaggine. Io sognavo di diventare un autore Disney italiano, come Carlo Scarpa, ma in che personaggi femminili poteva identificarsi una ragazzina? In Paperina ("il mio vestito è rovinato, la mia giornata è rovinata, la mia vita è rovinata")? In Emy, Ely e Evy? In Brigitta? Certo, nel '74 Marovelli, Paolini e Saccomano in "Introduzione a Paperino", che fu la mia bibbia, notavano che Amelia, strega non a caso partenopea, è un personaggio femminile volitivo, forte, ricco, affascinante… ma è un'eccezione. Certo, c'è spesso UN personaggio femminile secondario: nella combriccola, ad esempio, o in Brancaleone. Ma è grazie a "Corrierino e Giornalino" (Dio gli preservi la vita e lo sostenga nei secoli dei secoli - a proposito, sei riuscito a dimagrire, come Giorgione? Io ho intrapreso, per varie ragioni, la strada opposta, ahimé) che ho scoperto ad esempio Anna, di Greg e Cuvelier; e poi la Nicoletta di Nidasio, e tutti i suoi personaggi femminili non comprimarî: da Violante alla Mela Verde che mi affascinava da ragazzino; e la Nicoletta di Clod e Lina.
Quando avevo quindici anni, e l'assenza della componente femminile nella mia vita bruciava come un cauterio, nella mia cameretta avevo un poster di Susanna: era la ragazzina con cui avrei voluto stare, se mai l'avessi incontrata. Che ci crediate o no, delle molte - forse troppe - ragazze, donne, con cui ho provato a condividere la mia vita, la maggior parte assomigliavano, anche invecchiate, a Susanna, non a Paperina o alla Ferragni… E non me ne pentirò mai. Quante ragazze, magari opportunamente invecchiate, frequentano questo blog?
Grazie, Giornalino, che dai profondità alla nostra vita. Scusate la lunghezza del post: vi leggo da quindici anni, ma solo adesso mi sono deciso a scrivere. Abbiamo idee sociali, culturali, politiche diverse, e questa è una ricchezza: per favore, manteniamo questo spazio fuori dall'isteria dei social forum contemporanei: è quasi un'utopia, ma un'utopia che esiste. Un abbraccio a tutti. Desiderio.

Fantasio ha detto...

Eh, il problema è più complesso di così. Di certo, prima degli anni '60 di eroine non c'è praticamente traccia, e bene hai fatto a ricordare Amelia, del 1962 (anzi, dicembre 1961), alla quale si può affiancare Barbarella, pure del 1962. Ma parliamo di un personaggio disneyano e di uno uscito su riviste di "avanguardia". Altrimenti si passa ad Anna (Line), 1963, che però è una ragazzina asessuata, e dobbiamo aspettare il 1966 (la Puffina), il 1967 (Laureline) e soprattutto Natacha e Yoko Tsuno (1970). Oltre Manica potrei citare Modesty Blaise (1963) e poi The Seekers (1966), stesso periodo.
Questo, però, non è dovuto tanto all'incapacità degli autori di rappresentare personaggi femminili "forti", quanto al fatto che le riviste a fumetti venivano lette quasi esclusivamenti da ragazzinI, e non da ragazzinE, e si cercava in ogni modo di assecondare i gusti dei primi fregandosene delle seconde. Inoltre tutti gli autori di fumetti erano pure di sesso maschile, il che non aiutava. Peyo era sicuramente uno tra gli autori più moderni e innovativi, ma anche lui aveva i suoi limiti.