21 gennaio 2021

Il testimone

Tratto dal nº 23 del 6 giugno 1971 al nº 26 del 27 giugno 1971 del Corriere dei Piccoli.

























7 commenti:

Fantasio ha detto...

Mancano tutte le pagine "35", cioé le terze pagine di ogni puntata.

Corrierino ha detto...

@Fantasio ha detto che «Mancano tutte le pagine "35", cioé le terze pagine di ogni puntata», ma evidentemente non ha usato la scrollbar orizzontale 😁

Fantasio ha detto...

Vero! Non mi era proprio venuto in mente che avessi fatto la scansione "estesa" delle due pagine centrali... io non avrei pensato a lasciarle insieme.

Corrierino ha detto...

Anche io preferisco di gran lunga fare le scansioni di pagine singole:
sono molto più semplici da fare e richiedono molto meno tempo.
Faccio le scansioni a doppia pagina solamente quando ci sono immagini che coprono entrambe le pagine.
E in questo caso non volevo spezzare le bellissime testatine di Aldo Di Gennaro (soprattutto quella della 1ª puntata).

Fantasio ha detto...

Risolto il problema delle scansioni, c'è da dire che questo racconto lungo è esemplare della tecnica narrativa di Milani. Il racconto fa parte di un ciclo in cui, ogni mese, Milani doveva scrivere un racconto lungo di genere "commissionato" da un referendum tra i lettori (marzo, fantascienza: "Gli uomini che vennero dal fuoco", aprile, cappa e spada: "Lo spadaccino", maggio, western: "La strada per Fort Meredith", giugno, poliziesco: "Il testimone", luglio, guerra, "Quel soldato tedesco").
Dei vari generi il "poliziesco" eta quello che Milani gradiva di meno, e infatti siamo di fronte a un racconto fuori dagli schemi soliti: non si sa chi sia l'assassino, né la vittima, né quale il movente dell'omicidio, non c'è alcuna indagine, nessun colpo di scena. In pratica tutto diventa introspezione psicologica del giovane protagonista, Teddy, la cui mente è come paralizzata su una sola idea, intorno alla quale gira come una farfalla impazzita, senza riuscire a fare la cosa giusta, dalle prime righe sino alle ultime. Poi, lo sblocco improvviso e conclusivo, anch'esso tipico dell'autore di Pavia, sblocco che conclude ma in genere non spiega, non risolve. Lascia ancora molto alla fantasia del lettore.
Milani scriveva spesso su commissione, e non sempre cose di suo gradimento, ma sapeva scrivere, e come! Verrà mai riscoperto?

Verlicchilaura7@gmail.com ha detto...

Ricorda molto i suoi racconti di guerra e proprio come quelli è una storia di formazione

Bruno C. ha detto...

Mino Milani (o Piero Selva) sta al secolo XX come Alessandro Manzoni sta al secolo XIX... Non è un grande scrittore, è un grandissimo!