18 gennaio 2022

La giungla della città

Tratto dal nº 49 del 16 dicembre 1979 al nº 3 del 20 gennaio 1980 del Giornalino.











































































5 commenti:

Nello ha detto...

Beh,insomma..Storia fumettisticamente valida ma convenzionale e stereotipata con tutti gli ingredienti tipici del genere: la ragazzina ingenua, ma determinata e decisa al punto da diventare un pò rompi...,la zia con le sue torte di mele, il tenente di Polizia antipatico quanto basta, l'investigatore privato sco...nsolato, ma che si riscatta dal suo disordine e dal suo torpore morale dopo, manco a dirlo, un folle inseguimento, i due birbaccioni del sottobosco malavitoso più canaglie che canaglie non si può. Meno mele che alla fine defungono, come nelle storie di Jacovitti, la povera drogata che ci lascia la pelle e il messaggio morale finale che sembra letto sul gobbo di una serie di telefilm d'annata: alla fine, proprio perché involontariamente parodistico, mi è piaciuto...

Gianni ha detto...

C'ERA UNA VOLTA IL GIORNALINO
In un'Italia ingenua che però ci credeva, qualcuno cercava di educare i ragazzi anche con storie stereotipate. Se pensiamo ai cartoni, ai fumetti ed ai programmi destinati oggi ai ragazzini della stessa età... Noi che c'eravamo bazzichiamo i blog come questo per respirare ancora un po' di quell'aria.

Vincenzo ha detto...

Già... Sottoscrivo appieno le parole di Gianni. Era una storia per ragazzini, e ciò che oggi può apparire irrimediabilmente stereotipato all'epoca non lo sembrava, oppure lo sembrava in modo accettabile. D'altro canto, in questi racconti (come anche in quelli del primo Capitan Erik disegnato da Giovannini) c'è sempre - a mio avviso - una componente di tipo fiabesco, con personaggi "piatti", funzionali alla storia. Come nei romanzi salgariani di Sandokan o del Pirata Nero, o nei moschettieri dumasiani o, ancora e forse più appropriatamente (per la temperie culturale dell'epoca), i film americani o americaneggianti di Bud Spencer e Terence Hill (penso, per esempio, a "Più forte, ragazzi!", oppure a "Altrimenti... ci arrabbiamo!" o ancora a "Chi trova un amico trova un tesoro"). Comunque, da questo punto di vista, per i ragazzi, un Eden perduto... O forse sono io che comincio a invecchiare 😄

MIchele Dr ha detto...

Bisogna comunque dire che queste storie, anche se "stereotipate" e dunque non capolavori alla pari del miglior Commissario Spada, sono comunque bei "documenti" che mostrano come a quel tempo certi argomenti sociali erano ritenuti importanti da comunicare ai ragazzi. Anche per questo io trovo interessanti sia le storie che i redazionali riproposti dal curatore del sito corrierino-giornalino. Io sarei anche curioso di rileggere la storia di Mitty dei primi anni '90 che parlava della guerra in ex Jugoslavia, altro tema di cui si parlava tanto quando io ero a scuola...

Ciao.

Marco Magoni ha detto...

Effettivamente negli anno '70 e ancora un po negli anni '80, era molto forte l'idea di dover trasmettere dei principi e, mi permetto di dire, di ogni tipo. Il progressivo abbandono di questa "linea" ha certo rappresentato un grande impoverimento della crescita personale e del pensiero delle perone, ma da una parte forse ha anche evitato un ulteriore inasprimento delle tensioni sociali. Sono meglio i ragazzi di oggi, magari privi di un sistema di valori forti e senza altro pensiero che avere tanti soldi e spassarsela il più possibile, oppure quelli degli anno 70-80 che sicuramente avevano forte personalità, identità e una cultura probabilmente più ampia ma della cui generazione hanno fatto parte sanguinari terroristi politici e schiere di tossicodipendenti?