16 aprile 2020

La battaglia di Crécy

Tratto dal nº 9 del 1º marzo 1964 del Corriere dei Piccoli.





5 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Accurata ricostruzione storica, mi permetto solo di aggiungere un particolare: in una ricostruzione storica a cui ho assistito diversi anni fa, veniva spiegato che i balestrieri genovesi, consci dei punti di forza e di debolezza delle loro balestre: più potenti ma più lente nella ricarica, avevano chiesto espressamente ai francesi di potere usare i loro mantelletti, cioè dei ripari mobili, per potere ricaricare protetti e senza temere il tiro di risposta degli arcieri inglesi. I cavalieri francesi orgogliosi e desiderosi di chiudere la pratica con una loro carica trionfale, impedirono ai genovesi di portarsi dietro i mantelleti, che avrebbero ovviamente intralciato la carica della cavalleria. La storia appena raccontata ci dà risultato di tale arroganza e presupponenza!

Unknown ha detto...

Non conoscevo il particolare dei "mantelletti", credo, però, che i balestrieri genovesi portassero un scudo bianco con la croce rossa di San Giorgio e non uno con i gigli francesi su sfondo blu...

Mr. Mist ha detto...

Probabilmente l'illustratore in questione non consceva l'insegna dei mercenari genovesi.

Mr. Mist ha detto...

Hai ragion Unknown i balestrieri usavano anche scudi molto grandi (anche se le dimensioni non erano standard) e pesanti: i palvese. Questi scudi dovevano essere trasportati da uno scudiero (il pavesaro) e sostituivano i mantelletti, ma per essere tenuti in posizione spesso andavano sostenuti da un palo di legno piantato nel terreno.
Mentre cercavo informazioni su internet ho però trovato un'illustrazione dei balestrieri genovesi dove ne compare uno dietro ad uno scudo con l'insegna del giglio di Francia; una tra le molte un cui lo scudo aveva l'insegna della croce rossa su campo bianco.

Unknown ha detto...

In effetti, anche se rappresentati di scorcio, è riconoscibile nelle immagini dei balestrieri genovesi la forma tipica del pavese (o palvese), grossolanamente rettangolare con una rilevata nervatura longitudinale centrale. Le dimensioni sono abbastanza corrette: in effetti il balestriere ricaricava la propria arma accucciandosi dietro a questo grande e pesante scudo, appunto retto da un bastone. Nella battaglia di Crecy i pavesi erano rimasti indietro, nella retroguardia, con parte del materiale.
Il mantelletto era invece più propriamente una macchina obsidionale vera e propria, montata su ruote per garantirne una certa mobilità, e dava riparo anche a più di un arciere o balestriere degli assedianti. Dalla parte degli assediati un riparo di analogo significato, pure definito mantelletto, era talvolta montato anche nello spazio fra le merlature delle mura, imperniato in alto e apribile (a sporgere) per lo stretto tempo del tiro.