6 agosto 2020

8 minuti nella nuvola

Tratto dal nº 25 del 20 giugno 1971 del Corriere dei Piccoli.

















7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ricordo benissimo questa storia. Quando venne pubblicata, avevo 9 anni.

Danilo ha detto...

Buongiorno,niente più bombe atomiche sugli esseri umani dopo di allora ma le guerre continuano. Sembra che l'esperienza e la storia non servano poi a molto. Grazie per questo ricordo a distanza di 75 anni.

Outis ha detto...

Grazie per il post, anch'io ricordo bene questa storia, mi impressionó molto allora. E oggi, come tecnico nucleare, mi chiedo che razza di dose si saranno presi quei matti.

pical44 ha detto...

Terrificante ma dovuto ricordo di quanto accaduto "oggi" settantacinque anni fa. Io avevo un anno e chiaramente non potei saper nulla se non una decina di anni dopo. Me lo raccontò mio padre sottufficiale dell'Aeronautica Militare Italiana. Sono vissuto con un astio immenso per questi crimini che definisco non atti di guerra, ma crimini contro l'umanità da qualsivoglia fazione o parte essi vengano efferatamente adottati e qualunque siano le motivazioni addotte a scusanti (insulse e vane a mio avviso). Oggi negli states v'è ancora alla presidenza un disturbato mentale che...Dio non voglia!

Mr. Mist ha detto...

Nel ringraziare Corrierino e Giornalino per questo ricordo, consiglio a tutti di visitare, ovviamente se possibile, il museo della bomba ad Hiroshima. Vi posso assicurare che è un'esperienza estremamente toccante e che dà molto su cui riflettere!

Largand ha detto...

Avevo 13 anni quando lessi questa storia e molte scene le avevo ancora ben vivide nella memoria, come quella in cui il pilota giapponese esce la mano dal finestrino e sente il bruciore dell'aria.
Grandissimi Milani e Di Gennaro, come sempre.
Ed ovviamente un grande plauso al nostro fantastico blogger.

VSPMHEB ha detto...


Secondo me, non è una storia vera; se ne trova menzione solo nel libro di Frank W. Chinnock (del quale mi risulta che nulla si sappia) da cui presumibilmente è tratta... [Il che peraltro nulla toglierebbe all'orrore di quella catastrofe]