26 luglio 2021

La foto

Tratto dal Giornalino nº 25 del 22 giugno 1980.

















14 commenti:

Riccardo Amodio ha detto...

Perché alcune a colori e altre in BN?

Leo ha detto...

Il tenente Conway sembra ispirato ad Alain Delon.

Vincenzo ha detto...

Il personaggio della moglie è troppo diafano. Bei disegni, benché di livello a mio avviso diseguale, ma un Nizzi non al meglio.

Fantasio ha detto...

Bei disegni? Se almeno uno dei personaggi, uno solo, avesse l'espressione giusta...

Robertozzo ha detto...

Fantasio ha sempre da pontificare. Il prodotto è stato pubblicato perchè risultato evidentemente idoneo. Da tenere presente che all'epoca molti disegnatori prendevano spunto (e volti)dalle foto scattate a se stessi, delle riviste e dai fotoromanzi nostrani. Williamson se li faceva inviare dall'Italia da Ongaro (e infatti nelle strisce di X9 si vedevano molto spesso attori di Lanciostory e compagni). Il signor John che abita al 403 pare tratto da uno di questi. Ma non c'è solo Alain Delon fra le comparse: abbiamo anche un Robert Kennedy (II tavola, in alto a sin.), Telly Savalas (VI tavola, 7a vignetta, in PP)e Gabriele Ferzetti (VII tavola, vignette 6 e 7 e, probabilmente, anche altre nel prosieguo della storia, ma meno somigliante). Lo stile di Musio, scuro e nervoso, pare un misto di quello di De Luca, Toppi e Buzzelli (e infatti la donna in PP nella seconda vignetta della tavola VII sembra disegnata da quest'ultimo). Detto questo, la storia è quello che è, ma il disegnatore non direi che sia proprio da buttare...

Robertozzo ha detto...

Scusate, ne è saltato un pezzo: Robert Kennedy (II tavola, 5a vignetta, in alto a sin.)

Vincenzo ha detto...

Ho notato anch'io un certo influsso di De Luca. Magari ci sbagliamo ed è solo una suggestione, però mi ha fatto piacere trovare questo riscontro in Robertozzo.

Robertozzo ha detto...

Un grazie a Vincenzo che rafforza la mia tesi. Relativamente ai disegni, voglio ricordare anche un'altra opportunità destinata ai disegnatori dell’epoca. Nel 1974 la Fairnburn Publication mise in commercio tre volumi costosissimi (Set 1. Male and female -- full figure and hands.-- Set 2. Fairburn faces and heads.-- Set 3. Fairburn children), oggetto del desiderio di chiunque tenesse una matita in mano, che contenevano fotografie a tema con persone in piedi, sedute, che leggono o scrivono, in corsa, che cadono ed altre situazioni di vita corrente. Reference books consultabili alla bisogna che permettevano di mettere insieme una storia senza perdere troppo tempo alla ricerca delle immagini necessarie. Le pose erano un po’ esagerate ed è proprio questo particolare che mi fa ritenere che Musio ci abbia gettato un occhio.

Fantasio ha detto...

Se Fantasio pontifica, Robertozzo deve cambiare occhiali. Non so, prendiamo l'ultima vignetta della prima pagina. I due protagonisti vivono un momento difficile, dopo avere assistito a una scena drammatica e traumatizzante. Andrebbero inquadrati in primo piano o campo medio, invece li si vede da lontano, senza capire nulla delle loro espressioni e dei loro sentimenti che evidentemente il disegnatore non sa raffigurare (e quindi non raffigura). Lo sfondo? Un foglio bianco (anzi, giallino), eppure si era detto che i due giravano in una città piena di cose da fotografare, e quindi potenzialmente piena di dettagli da disegnare. A sinistra, la faccia ridanciana di una donna in primo piano: c'entra qualcosa? E' funzionale alla storia? Distrae solo da quello che sta succedendo (il dramma che si è appena consumato, il trauma subito dai due protagonisti). Non si capisce chi sia, dove sia esattamente, e cosa ci faccia nella vignetta. Meno che mai cosa abbia da ridere, sulla scena di un suicidio appena avvenuto.
Potrei continuare all'infinito, come il suicida inquadrato diagonalmente (2° vignetta), che sembra più un portiere che stia cercando di parare un tiro forte ma centrale, o il protagonista (4° vignetta), che da quanto dice dovrebbe essere sconvolto ma intanto ha l'aria del bancario che sta andando in pausa pranzo. Ma siccome lo spazio per i commenti non è infinito, penso sia meglio stendere un velo pietoso su questo disegno e sui suoi estimatori.
Un'ultima nota: raffigurare Delon, Savalas, Kennedy etc. non fa che confermare che siamo di fronte a qualcuno che non sa disegnare, e che altrimenti non avrebbe avuto bisogno di ispirarsi a persone reali per le "comparse".

Robertozzo ha detto...

Come diceva Toto’, c’è a chi piace e a chi non piace. A Fantasio, Musio non piace mentre a me, che l’ho visto la prima volta, non è dispiaciuto. E non essendo stato un lettore de Il Giornalino e quindi non conoscendo N. (Cosimo Nino) Musio (1933-2017), ho girato un po’ per la rete alla ricerca di informazioni. A questo indirizzo http://comiccargoteam.blogspot.com/2017/02/cicogna-musio-e-ugolini.html si ottiene qualche piccola informazione con allegata una storia e alcune illustrazioni. E già da li, tutto si può dire tranne che Musio non sapesse fare il suo mestiere. L’unica cosa che può esporlo a critiche è il fatto che si trattasse di un disegnatore che usava le fotografie per comporre le sue tavole, ma negli anni ho visto molti altri lavori di questo tipo e cose ben peggiori. Probabilmente, la carriera di Musio ha dato più frutti nel campo della pittura e dell’illustrazione che non in quello dei fumetti, ma l’uso di ritrarre personaggi famosi di certo non gli ha nuociuto. Ricordo, a tale proposito, che Molino, Pallotti, Torchio, tanto per fare qualche nome illustre, per anni hanno ritratto attori, personaggi televisivi e cantanti nelle loro spettacolari storie a mezzatinta. Ah, a Delon, Kennedy, Savalas e Ferzetti aggiungerei anche Harrison Ford, che si sbraccia nella II tavola, prima vignetta.

coroner ha detto...

Beh, non va dimenticato che all'epoca era in voga, per chi non sapeva disegnare o per chi doveva sfornare in fretta per il companatico, l'uso dei proiettori, cioè la versione deluxe del mitico ricalco a matita che tutti abbiamo fatto qualche volta alle elementari.
Prendevi una manciata di foto, e voilà il fumetto è riempito e proprio con gli effetti che Fantasio ha appena iniziato a elencare, e che furono diffusissimi per esempio sull'Intrepido nel periodo del tracollo.

Ringraziamo almeno che nella foto di Telly Savalas alias tenente Kojak non c'era il leccalecca in bocca. Oppure magari l'Autore, dimostrandosi provetto disegnatore e sensibile interprete del pathos della storia come sostiene Robertozzo, l'ha sbianchettato.

Vincenzo ha detto...

Non so se quando ci si riferisce a "estimatori" del disegno di Musio, si faccia riferimento anche a me. Ho solo scritto "bei disegni, benché di livello a mio avviso diseguale", il che vuol dire che ho trovato alcuni disegni piacevoli e relativamente ben fatti, e altri evidentemente no. Come per esempio nella quinta tavola la terza vignetta, per me assolutamente grottesca per l'economia stessa dell'immagine, per la postura disarticolata dei personaggi, per il modo di rendere il dinamismo della narrazione mediante la presenza a"cornice" del vecchio protagonista a sinistra e a destra della vignetta, con spartiacque la macchina fotografica e la giacca che sembra appesa non si sa dove, in una - forse - emulazione dello sperimentalismo deluchiano. Una vignetta direi sbilenca. Detto ciò, non ho trovato nei post di Robertozzo una sola asserzione che giustifichi un'attribuzione di stima sviscerata nei confronti di Musio, né che permetta di pensare che egli sostenga che il disegnatore sia "un sensibile interprete del pathos della storia". Pathos che peraltro, per la pochezza del soggetto e della sceneggiatura nizziana, non esiste.
Mi vien da dire anche che solitamente sono gli sceneggiatori a indicare come deve essere costruita la vignetta o la stessa tavola. Gianluigi Bonelli abbozzava (non saprei se sempre o in alcuni casi) con schizzi-manichino le vignette e le tavole, che costituivano la sceneggiatura da consegnare ai disegnatori. Non mancava di abbozzare inoltre gli sfondi e la collocazione delle didascalie. È possibile, anzi probabile, che l'ultima vignetta della prima tavola sia stata immaginata dallo stesso Nizzi in questo modo, e che Musio abbia solo eseguito. D'altro canto, nella vignetta precedente la moglie ha un'espressione di terrore, e nella prima della seconda tavola anche il marito ha un'espressione che manifesta lo stesso sentimento, secondo me persino troppo accentuata. Laddove costui sembrerebbe un impiegato di banca, si potrebbe vedere un marito tipico di una famiglia patriarcale che assume la gestione della situazione e prova a tutelare la moglie dalla visione di uno spettacolo raccapricciante. Per cui quell'espressione potrebbe pure essere calzante. Quanto alla fantomatica ultima vignetta della prima tavola, probabilmente frutto di una esecuzione di istruzioni derivanti dallo sceneggiatore, secondo me bisogna tenere conto del fatto che i due, come si scopre più avanti, provengono da una cittadina di provincia. La loro raffigurazione su sfondo assente, a figura intera, è secondo me un modo concepito da Nizzi per rappresentare simbolicamente il loro spaesamento in questa (generica) metropoli, il loro essere soli in mezzo a una moltitudine composita e frenetica, tipica quasi a livello di stereotipo di queste realtà urbane. A questo punto, quella figura di donna in primo piano (ma colorata come se fosse sullo sfondo), potrebbe avere il valore simbolico della metonimia, ossia della parte per il tutto, e rappresentare la vita metropolitana che prosegue mediante il volto di una passante. Peraltro, è vero che la bocca sembra atteggiata a sorriso, ma gli occhi mi sembrano manifestare una certa inquietudine. Forse l'intenzione era quella di mostrare un volto turbato, ma il risultato non è stato esemplare. Personalmente, se mi si passa la sinestesia, trovo l'immagine cacofonica, col risultato che quel volto di donna risulta effettivamente disturbante, "distraente". Non mi dilungo più.

Vincenzo ha detto...

Prosegui qui.
Però, ecco, molte considerazioni dipendono dalla nostra sensibilità, estetica o d'altro genere: quell'uomo che cade, a me sembra un uomo che cade, e non so quante volte mi è capitato di vedere immagini in fumetti Marvel degli anni precedenti ai '90 con scene di caduta o di salto nel vuoto di foggia simile.
Senza bisogno di invocare l'arbitrarietà dei nostri giudizi, trovo veramente fuori misura scrivere una frase come "penso sia meglio stendere un velo pietoso su questo disegno e sui suoi estimatori". "Estimatori" che peraltro non esistono. E anche se esistessero...
Per me è un enorme piacere godere di questo blog e della benemerita opera del suo creatore, e mi piace considerarmi parte di una comunità che condivide una passione che risale sino all'infanzia. Se mi posso permettere, lo considero un privilegio, e troverei apprezzabile che lettori come noi, con un'età media ragionevolmente tra i 45 e i 55 anni (anche se mio figlio, di 10 anni, sta scoprendo grazie al blog tante meraviglie) ci mantenessimo su un piano di rispetto e cordialità. Questo, ovviamente, a partire da me per primo. Grazie Corrierino-Giornalino

Bruno C. ha detto...

"E anche se esistessero..." ...la loro opinione andrebbe rispettata, come quella di chiunque altro. (A me questo fumetto, storia e disegni, non piace). Perfetto il messaggio e anche la conclusione, pienamente condivisa, anche da un 65enne: il rispetto e la cordialità fanno di noi una comunità. Lasciamo ai salotti televisivi e a certe tristi pagine di Facebook offese e volgarità che non ci appartengono. Una cosa è far notare un'inesattezza ed altro è valutarla pesantemente. Questo Blog è un ponte tra ieri ed oggi, tra la giovinezza e l'età matura, un acchiappasogni che funziona... Lasciamolo così com'è, per il bene di tutti.