30 gennaio 2024

La macchina volante

Tratto dal Corriere dei Ragazzi nº 31 del 3 agosto 1975.





5 commenti:

Fantasio ha detto...

Questo racconto è di particolare interesse, perché mostra cosa intendesse Castelli quando, intervistato da me a proposito dei cambiamenti apportati dalla direzione di Barberis, rispose: "il tutto era freddo, con una grafica che lui stesso voleva “svizzera”, il bianco e nero privilegiato al colore, la copertina che voleva imitare quella de L’Espresso per comunicare l’idea di rivista colta, testi non a fumetti di autori famosi che non avevano mai scritto per ragazzi e ritenevano che per farlo fosse necessario scriverli con un certo birignao".
Castelli aveva o no ragione? Che ne pensano adesso i lettori del blog?

Kaksy57 ha detto...

Io ho trovato il racconto piuttosto insulso, e mi conferma che il vituperato Corriere dei Ragazzi ben meritasse la fine che ha fatto. A voler essere cortesi, sì, ritengo che Castelli avesse pienamente ragione.

Maurizio ha detto...

Anch'io penso che avesse ragione.

Fui lettore del CdP dalla fine degli anni '60 (sono classe '62), poi vidi il CdR, e infine la decadenza di quest'ultimo. Da quando divenne "piccolo" e in bianco e nero, iniziò a diventare illeggibile, sempre di più, pur continuando per un po' a pubblicare cose valide. La trasformazione in CorrierBoy fu la logica fine. Un peccato e uno sfacelo. Da giovane, all'epoca, fu solo delusione e perdita di interesse. Oggi, si comprendono meglio anche i meccanismi e i motivi che portarono a tutto questo.

Rolando Ferri ha detto...

A me li comprava mio nonno, quando uscì Corrier Boy disse che era una porcheria e si rifiutò di continuare a comprarlo... però il CdR finché me lo ricordo (e tante storie sono qui su questo blog) erano veramente di qualità. Io sono più piccolo, 1968, magari ero meno critico, ma ad esempio mi ricordo le storie della Contea di Colbrino e mi piacevano molto, per non parlare dei processi...

Fantasio ha detto...

Siamo tutti d'accordo nel definire CorrierBoy una porcheria e questo mi fa piacere. :-) Per quanto riguarda il racconto, ho difficoltà a giudicarlo. Secondo me non è affatto male, né penso che l'autore sia ricorso al "birignao", ma devo ammettere che non riesce a toccare nessuna delle "mie" corde, come invece sapeva fare Milani (che pure scriveva un po' meno bene e con più retorica). L'impressione che ho è che Chiara abbia cercato in effetti di "addolcire" qualcosa nel suo modo di scrivere, ma che essendo lui uno scrittore abituato da sempre a trattare temi adulti, anche scabrosi, abbia più annacquato che addolcito una narrazione che rimane "adulta" dalla prima all'ultima frase (si veda ad esempio la conclusione, col protagonista che viene picchiato dallo zio senza minimamente risentirne, laddove un Milani avrebbe capito che la faccenda non si poteva liquidare in due parole).
A mio giudizio Barberis fece bene a tornare indietro in molti modi, tra cui reintroducendo i racconti sulla rivista. Tuttavia questo ritorno andava fatto per bene, tornando allo spirito di un tempo e abbandonando il "messaggio" in favore dell'intrattenimento (Bob Iger docet), come era stato sino al cambio di nome.
Purtroppo il "messaggio" rimase e il tentativo fallì.