Sí anche a me sembra Toppi piú che Alessandrini. Ma il problema principale qui é la sceneggiatura: a volte capitava qualche fesseria nelle storie di taglio giornalistico del Cdr, ma questa é la peggiore che abbia visto finora. Un attrezzo contaminato, trasportato su un carrello aperto? Le mani che diventano fosforescenti? Il povero Linus "pieno di raggi"? Ma cosa aveva in mente Ventura quando ha partorito questo capolavoro? Totale ignoranza della materia, qualcosa di davvero diseducativo in una pubblicazione che ancora cercava di avere un qualche intento didattico.
Milani stesso mi disse esplicitamente che buona parte del suo lavoro consisteva nel cercare questo genere di notizie, e "inventare, dove non bastava la notizia". Questa storia, come è ovvio data la conclusione tutt'altro che drammatica, sarà stata in origine un trafiletto di poche righe letto chissà dove, e presumo che Milani avrà inventato di sana pianta il 90% della storia che è stata pubblicata - da cui le assurdità rilevate. Non è che io lo voglia giustificare a tutti i costi, però credo che dietro ci fossero delle ragioni non così banali... la rivista non voleva più avere un intento didattico. La gestione Francesconi-Castelli era fissata con questa idea di trasformare la rivista "educativa" che sempre era stata il CdP in una rivista "partecipativa" che era invece il CdR (idea sbagliata che portò alla rovina in meno di 5 anni). Castelli e Francesconi volevano soprattutto che il lettore avesse una formazione di tipo sociopolitico che un giorno lo portasse a leggere il Corriere (della Sera), e quella di tipo scientifico, secondo i dettami dell'epoca (e che ancora resistono) non era indispensabile allo scopo. Io credo che in una situazione come questa un uomo della vecchia scuola come Milani, forse conscio della china senza speranza presa dalla rivista, si sia "lasciato andare" e abbia smesso di documentarsi con la cura di prima, soprattutto nell'ambito - a lui non congeniale - scientifico.
Senza contare che i raggi alfa sono i meno pericolosi di tutti perché hanno un raggio di azione molto limitato, tanto che vengono usati nei rivelatori antiincendio installati nelle case!
In effetti sono stato colpito anche io dalla pochezza della sceneggiatura, anche se mi ricorda come già allora avessi rilevato un abbassamento della qualità delle storie, e uno spostamento dei contenuti interessanti verso parti più redazionali come TILT! L'impressione che ricavai all'epoca, e sulla cui base ridussi molto l'assiduità verso il CdP/CdR (anche se non disponevo di un vocabolario adeguato a precisare questo disappunto), era che gli autori di queste storie (che poi era quasi sempre Milani, sotto varie identità) avessero dato il meglio di sé alla fine degli anni '60, e che quella felice combinazione di avventura (prevalentemente di scuola franco-belga), didattica, narrativa (Milani, per l'appunto) e umorismo (franco-belgi e italiani) fosse declinante. O forse ero cambiato io. A otto anni i Puffi erano una bellissima saga, a dieci magari un po' meno ... E questo nonostante alcuni innesti di elevatissima qualità, come la Ballata del Mare Salato di Pratt. Poi, se devo essere sincero e anche se mi avventuro in un campo un po' accidentato, ho sempre considerato Milani un onesto e esperto artigiano della scrittura, non uno scrittore compiuto, anche se è un giudizio sviluppatosi molti anni dopo il periodo di lettura dei suoi lavori.
Forse Milani era più di un "onesto artigiano". Credo che il suo problema fosse solamente quello di essere innanzitutto un giornalista, e quindi quello di dover produrre molto materiale in tempi brevi, diversamente da come avrebbe fatto un "vero" scrittore, che di certo avrebbe rivisto e limato più volte i suoi lavori fino a renderli davvero pubblicabili. Io ho alcuni suoi libri, scritti quando era già semi-pensionato, e anche se il suo stile è sempre riconoscibile, la qualità della scrittura è molto migliore rispetto a quella, pur buona, del CdP/CdR. E' più "adulta", ma non solo, è palesemente più curata, e rivela che Milani, se avesse voluto prendere un'altra strada, sarebbe diventato, certo non uno dei giganti del '900, ma almeno uno dei molti buoni scrittori che l'Italia è riuscita a produrre negli anni '50 e '60 (non so, un Rigoni Stern, un Tomizza, per citarne due che pubblicava anche il CdR).
Già, forse sono ipercritico. Ma confronta questa sceneggiatura con una di qualche anno prima, per esempio (anche se forse è una scelta per vincere facile) quella sulla bestia del Gevaudan ...
10 commenti:
? ALESSANDRINI col tratto di TOPPI? o un refuso...
Ci sarà scritto Alessandrini.. Ma sembra dannatamente Toppi nel tratto.. Davvero troppo simile, soprattutto nel tratteggio e nei particolari..
Il disegnatore è sicuramente Sergio Toppi.
E' la prima cosa che ho pensato... :D
Sí anche a me sembra Toppi piú che Alessandrini.
Ma il problema principale qui é la sceneggiatura: a volte capitava qualche fesseria nelle storie di taglio giornalistico del Cdr, ma questa é la peggiore che abbia visto finora.
Un attrezzo contaminato, trasportato su un carrello aperto? Le mani che diventano fosforescenti? Il povero Linus "pieno di raggi"? Ma cosa aveva in mente Ventura quando ha partorito questo capolavoro? Totale ignoranza della materia, qualcosa di davvero diseducativo in una pubblicazione che ancora cercava di avere un qualche intento didattico.
Milani stesso mi disse esplicitamente che buona parte del suo lavoro consisteva nel cercare questo genere di notizie, e "inventare, dove non bastava la notizia". Questa storia, come è ovvio data la conclusione tutt'altro che drammatica, sarà stata in origine un trafiletto di poche righe letto chissà dove, e presumo che Milani avrà inventato di sana pianta il 90% della storia che è stata pubblicata - da cui le assurdità rilevate. Non è che io lo voglia giustificare a tutti i costi, però credo che dietro ci fossero delle ragioni non così banali... la rivista non voleva più avere un intento didattico. La gestione Francesconi-Castelli era fissata con questa idea di trasformare la rivista "educativa" che sempre era stata il CdP in una rivista "partecipativa" che era invece il CdR (idea sbagliata che portò alla rovina in meno di 5 anni). Castelli e Francesconi volevano soprattutto che il lettore avesse una formazione di tipo sociopolitico che un giorno lo portasse a leggere il Corriere (della Sera), e quella di tipo scientifico, secondo i dettami dell'epoca (e che ancora resistono) non era indispensabile allo scopo. Io credo che in una situazione come questa un uomo della vecchia scuola come Milani, forse conscio della china senza speranza presa dalla rivista, si sia "lasciato andare" e abbia smesso di documentarsi con la cura di prima, soprattutto nell'ambito - a lui non congeniale - scientifico.
Senza contare che i raggi alfa sono i meno pericolosi di tutti perché hanno un raggio di azione molto limitato, tanto che vengono usati nei rivelatori antiincendio installati nelle case!
In effetti sono stato colpito anche io dalla pochezza della sceneggiatura, anche se mi ricorda come già allora avessi rilevato un abbassamento della qualità delle storie, e uno spostamento dei contenuti interessanti verso parti più redazionali come TILT! L'impressione che ricavai all'epoca, e sulla cui base ridussi molto l'assiduità verso il CdP/CdR (anche se non disponevo di un vocabolario adeguato a precisare questo disappunto), era che gli autori di queste storie (che poi era quasi sempre Milani, sotto varie identità) avessero dato il meglio di sé alla fine degli anni '60, e che quella felice combinazione di avventura (prevalentemente di scuola franco-belga), didattica, narrativa (Milani, per l'appunto) e umorismo (franco-belgi e italiani) fosse declinante. O forse ero cambiato io. A otto anni i Puffi erano una bellissima saga, a dieci magari un po' meno ... E questo nonostante alcuni innesti di elevatissima qualità, come la Ballata del Mare Salato di Pratt. Poi, se devo essere sincero e anche se mi avventuro in un campo un po' accidentato, ho sempre considerato Milani un onesto e esperto artigiano della scrittura, non uno scrittore compiuto, anche se è un giudizio sviluppatosi molti anni dopo il periodo di lettura dei suoi lavori.
Forse Milani era più di un "onesto artigiano". Credo che il suo problema fosse solamente quello di essere innanzitutto un giornalista, e quindi quello di dover produrre molto materiale in tempi brevi, diversamente da come avrebbe fatto un "vero" scrittore, che di certo avrebbe rivisto e limato più volte i suoi lavori fino a renderli davvero pubblicabili. Io ho alcuni suoi libri, scritti quando era già semi-pensionato, e anche se il suo stile è sempre riconoscibile, la qualità della scrittura è molto migliore rispetto a quella, pur buona, del CdP/CdR. E' più "adulta", ma non solo, è palesemente più curata, e rivela che Milani, se avesse voluto prendere un'altra strada, sarebbe diventato, certo non uno dei giganti del '900, ma almeno uno dei molti buoni scrittori che l'Italia è riuscita a produrre negli anni '50 e '60 (non so, un Rigoni Stern, un Tomizza, per citarne due che pubblicava anche il CdR).
Già, forse sono ipercritico. Ma confronta questa sceneggiatura con una di qualche anno prima, per esempio (anche se forse è una scelta per vincere facile) quella sulla bestia del Gevaudan ...
Posta un commento