6 settembre 2023

S'iniziano in quei giorni i lavori nei dintorni

Tratto dal Corriere dei Piccoli nº 52 del 28 dicembre 1958.



3 commenti:

Kaksy57 ha detto...

Interessantissimo post per il riferimento alla Metropolitana di Milano. Chiaro indizio che il Corrierino trovava a quei tempi il suo bacino di lettori essenzialmente nel milanese.
Ma è anche interessante per un altro motivo: la tavola vebbe pubblicata alla fine del 1958, i lavori per la prima line adella metro (la M1) erano iniziati 6 mesi prima, e gli scavi terminarono 4 anni dopo. Altri due anni di allestimento e completamento delle stazioni, collaudi vari e la prima tranche di 12 km entro' in servizio nel novembre 1964. Meno di 7 anni, con un tracciato che attraversa il cuore del centro città e passa a 50 m. dal Duomo. Oggi, fra studi, discussioni, autorizzazioni, ricorsi, proteste, petizioni, varianti in corso d'opera, valutazioni di impatto ambientale, caveat sulla stabilità degli edifici, ecc. ecc. non credo ne basterebbero 15 di anni. Eppure nessun palazzo è crollato, il Duomo è ancora lì. Ma era l'Italia degli anni '50, quella della ricostruzione, quella del benessere dopo la cappa delle Corporazioni fasciste, quella sulla quale ancora poggiamo il nostro residuo benessere...

Fantasio ha detto...

Per come la vedo io, è vero che la M1 non ha fatto crollare niente, ma non è sempre così. La diga del Vajont, 5 anni dopo, il disastro lo ha fatto (e cito un caso solo).
Concordo però sul fatto che l'aumento delle regole ha fatto triplicare i tempi (ed anche i costi, e questo al netto delle tangenti). Quella di aumentare le regole sperando di prevenire il disastro è la soluzione sbagliata, e questo per due ragioni. La prima, l'aumento dei tempi e dei costi comporta a sua volta dei danni, non visibili e non quantificabili, ma enormi, spesso superiori a quelli che si sono evitati. La seconda, l'eccesso di regole fa sì che non ne venga rispettata nessuna, neanche quelle importanti (se ne è avuto da poco un esempio coi 5 morti di Brandizzo).
La mia soluzione, da sempre, sarebbe quella di ridurre al minimo le regole, quasi azzerandole, e nel contempo comminare pene severissime e soprattutto senza i noti benefici a chi provoca - per avidità o incuria - qualche disastro: sarebbe queto rischio, e non le infinite regole, a svolgere un'efficace azione preventiva. Ma questo non viene fatto perché per ogni lavoro andrebbe individuata una figura "responsabile" che pagherebbe a caro prezzo ogni incidente, e questo paese è da sempre abituato a "diluire" le responsabilità sino a non farne restare praticamente nulla (si veda anche e soprattutto l'ambiente politico, dove si trovano sempre altri da incolpare quando le cose non funzionano). Sarebbe una delle poche cose che avremmo da imparare dagli USA, come pensava anche mio padre - ormai molti anni fa.

Mi scuso per l'enorme OT.

Kaksy57 ha detto...

Caro Fantasio, concordo su tutto! Tranne una piccola osservazione: la diga del Vajont NON crollò. Il disastro fu provocato da una frana che invase d'improvviso l'invaso, causando un'onda che non distrusse la diga (nonostante questa venisse sottoposta a una pressione molte volte superiore a quella di progetto), ma la scavalcò, provocando la tragedia.