Un remake in piena regola della prima storia degli Aristocratici... Curioso l'antefatto che spiega che in realtà gli Aristocratici sono un corpo speciale al servizio diretto della regina: forse che al Giornalino non si potevano presentare gli Aristocratici come semplici ladri gentiluomini?
Uno sforzo enorme per riscrivere e ridisegnare da capo una storia, e con quale risultato? La banda, col Conte diventato "Charles" e trasformato in uno 007 attempato, perde quasi tutto il suo fascino. La qualità del disegno è peggiorata moltissimo (Tacconi era ormai anziano), specialmente con Jean e con i dettagli in campo lungo. Gli "aggiornamenti" (telefonini, realtà virtuale) sono palesemente inseriti a forza in un contesto che invece nasce da certi film degli anni '60/primi '70, dove si faceva ampio uso di tecnologie più semplici ma ingegnose (le barre telescopiche, le carrucole) e stonano senza servire al loro scopo. La storia si salva solo grazie alla bontà dell'idea originale, ma Castelli poteva anche risparmiarsi questo remake.
@paolop: mi sembra strano che sia stato l'editore del Giornalino a non volere che si mostrassero gli aristocratici come ladri gentiluomini, che peraltro devolvono in beneficenza il 90% del bottino. Il Giornalino in quelli anni aveva pubblicato anche un fumetto di Robin Hood, che similmente ruba ai ricchi per dare ai poveri...
@Michele: temo sia stato Castelli stesso, che ha infatti un altro precedente analogo proprio negli stessi anni: la riscrittura della prima storia di Martin Mystere per "aggiornare" il personaggio alla sua versione più recente (in cui diventa fedele a Diana e usa abitualmente il computer).
Sul remake (con raddoppio del numero di tavole) del 1997 per "Il Giornalino" ne ha scritto lo stesso Castelli, precisando che "...fu realizzato per presentare i personaggi ai lettori, modernizzandoli con qualche, per allora, novità tecnologica, essendo trascorso dalla versione originale del 1973 quasi un quarto di secolo". In un' altra occasione chiarisce che "...gli Aristocratici non sono proprio ladri-ladri, ma agiscono con una speciale e segretissima dispensa della Regina. Un settimanale cattolico non poteva infatti promuovere il furto, neppure se compiuto a fin di bene...". Riguardo invece al primo numero di "Martin Mystère" (aprile 1982), va precisato che quella del 1992 comparsa in una raccolta degli Oscar Mondadori, non fu una riscrittura integrale, ma si limitò alla sostituzione di diversi dialoghi e di otto pagine, allo scopo, scrive sempre Castelli "...di permettere ai lettori di conoscere i personaggi così come si presentano nelle storie attualmente in edicola... e di correggere certe sequenze che risulterebbero anacronistiche". Ovvero un Martin più umano e simpatico ed una Diana meno antipatica e bisbetica, mentre i personal computer che dieci anni prima erano poco diffusi, non vennero più presentati come una novità.
@Giovanni Gaddoni però due anni prima, nel 1995, il Giornalino aveva ristampato in volume il Robin Hood di Fabio e Stelio Fenzio. Forse per l'editore del Giornalino mostrare Robin Hood non voleva dire promuovere il furto in quanto personaggio ambientato nel lontano passato, chissà...
@Michele Dr. Certamente, però così come le ruberie dello stesso eroe popolare e letterario Robin Hood sono state giustificate dalla sua nobile lotta contro l'usurpatore re Giovanni, penso che altrettanto, mutatis mutandis, abbiano inteso fare Castelli e/o l'Editore nell'assicurare una qualche base legalitaria ai furti degli Aristocratici, altrimenti in qualche modo comunque esecrabili ...
8 commenti:
Un remake in piena regola della prima storia degli Aristocratici... Curioso l'antefatto che spiega che in realtà gli Aristocratici sono un corpo speciale al servizio diretto della regina: forse che al Giornalino non si potevano presentare gli Aristocratici come semplici ladri gentiluomini?
Ecco la prima versione:
https://corrierino-giornalino.blogspot.com/2018/07/gli-aristocratici.html?m=1
Uno sforzo enorme per riscrivere e ridisegnare da capo una storia, e con quale risultato? La banda, col Conte diventato "Charles" e trasformato in uno 007 attempato, perde quasi tutto il suo fascino. La qualità del disegno è peggiorata moltissimo (Tacconi era ormai anziano), specialmente con Jean e con i dettagli in campo lungo. Gli "aggiornamenti" (telefonini, realtà virtuale) sono palesemente inseriti a forza in un contesto che invece nasce da certi film degli anni '60/primi '70, dove si faceva ampio uso di tecnologie più semplici ma ingegnose (le barre telescopiche, le carrucole) e stonano senza servire al loro scopo. La storia si salva solo grazie alla bontà dell'idea originale, ma Castelli poteva anche risparmiarsi questo remake.
@paolop: mi sembra strano che sia stato l'editore del Giornalino a non volere che si mostrassero gli aristocratici come ladri gentiluomini, che peraltro devolvono in beneficenza il 90% del bottino. Il Giornalino in quelli anni aveva pubblicato anche un fumetto di Robin Hood, che similmente ruba ai ricchi per dare ai poveri...
Ciao.
Michele
@Michele: temo sia stato Castelli stesso, che ha infatti un altro precedente analogo proprio negli stessi anni: la riscrittura della prima storia di Martin Mystere per "aggiornare" il personaggio alla sua versione più recente (in cui diventa fedele a Diana e usa abitualmente il computer).
Sul remake (con raddoppio del numero di tavole) del 1997 per "Il Giornalino" ne ha scritto lo stesso Castelli, precisando che "...fu realizzato per presentare i personaggi ai lettori, modernizzandoli con qualche, per allora, novità tecnologica, essendo trascorso dalla versione originale del 1973 quasi un quarto di secolo". In un' altra occasione chiarisce che "...gli Aristocratici non sono proprio ladri-ladri, ma agiscono con una speciale e segretissima dispensa della Regina. Un settimanale cattolico non poteva infatti promuovere il furto, neppure se compiuto a fin di bene...". Riguardo invece al primo numero di "Martin Mystère" (aprile 1982), va precisato che quella del 1992 comparsa in una raccolta degli Oscar Mondadori, non fu una riscrittura integrale, ma si limitò alla sostituzione di diversi dialoghi e di otto pagine, allo scopo, scrive sempre Castelli "...di permettere ai lettori di conoscere i personaggi così come si presentano nelle storie attualmente in edicola... e di correggere certe sequenze che risulterebbero anacronistiche". Ovvero un Martin più umano e simpatico ed una Diana meno antipatica e bisbetica, mentre i personal computer che dieci anni prima erano poco diffusi, non vennero più presentati come una novità.
@Giovanni Gaddoni però due anni prima, nel 1995, il Giornalino aveva ristampato in volume il Robin Hood di Fabio e Stelio Fenzio. Forse per l'editore del Giornalino mostrare Robin Hood non voleva dire promuovere il furto in quanto personaggio ambientato nel lontano passato, chissà...
@Michele Dr. Certamente, però così come le ruberie dello stesso eroe popolare e letterario Robin Hood sono state giustificate dalla sua nobile lotta contro l'usurpatore re Giovanni, penso che altrettanto, mutatis mutandis, abbiano inteso fare Castelli e/o l'Editore nell'assicurare una qualche base legalitaria ai furti degli Aristocratici, altrimenti in qualche modo comunque esecrabili ...
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