Caspita... avevo nominalmente ancora 5 anni e il 1 ottobre successivo sarei andato a scuola (perchè una volta la scuola iniziava il 1 ottobre !). Quasi 60 anni fa.... I miei idoli nerazzurri!
Da notare: 1) "il prestigioso negro Jair", definizione che oggi, in tempi di politically correct e cancel culture, sarebbe impensabile. 2) Mazzola senza baffi e ancora definito come "il figlio di" (Valentino Mazzola).
Mi ha colpito, in quello che doveva essere un semplice elenco di cognomi la sottolineatura "il prestigioso negro Jair". Sì, bisogna ammettere che qualcosa è cambiato in meglio, in questi anni! Certe espressioni erano proprio vergognose. Adesso bisognerebbe solo stare attenti a non esagerare, lasciando il passato al suo posto, senza andare a modificare la Divina Commedia o La Sacra Bibbia perché "non al passo con i tempi", o le favole perché "violente". Altrimenti prima o poi vedremo i cavalli con i pantaloncini...
E' vero anche questo, ma non dimentichiamo che era anche il tempo del "Non si affitta a meridionali". Il razzismo c'è sempre stato. Io volevo sottolineare che SOLO per Jair c'era la "puntualizzazione", quasi a giustificarne la presenza: "E' nero, sì, ma è prestigioso". A Napoli, Canè venica chiamato "ò niro", ma lo accoglievano dappertutto a braccia aperte, gli volevano bene... La vera differenza che vedo, è che all'epoca, se si fosse fatta una legge contro il razzismo sarebbe stata fatta rispettare, ed oggi è inutile. La Legge sarebbe "uguale per tutti" se venisse applicata.
Oggi abbiamo un'altra sensibilità. Ma "negro" è diventato un termine razzista solo perché ce lo siamo fatti imporre (per retorica, se non per ignoranza lessicale diffusa) dall'uso americano di "nigger", che effettivamente indicava gli eredi degli schiavi di origine africana nelle piantagioni e aveva un uso discriminatorio. Per quanto riguarda noi italiani e, più in generale, le lingue neolatine, "negro" viene dal latino niger,-gra,-grum, e veniva solitamente usato proprio per non dire "nero", che nella lingua di uso comune risultava banale e, sì, razzista. Infatti, per esempio, non è che dire "giallo" per i giapponesi o i cinesi, o "pellerossa" per i nativi americani, sia raffinato ed elegante. Il movimento di emancipazione e valorizzazione culturale delle civiltà africane, che ha avuto origine nel periodo della decolonizzazione successiva alla seconda guerra mondiale, e i cui artefici erano intellettuali e politici africani (primo fra tutti Senghor), si muoveva sotto la bandiera di quella che loro stessi chiamavano "negritude", che in italiano era - correttamente - tradotto "negritudine". Una delle più importanti riviste che si occupano d'Africa, esistente da 141 anni, di cui si può agevolmente consultare il sito web, ha come nome "Nigrizia". In verità, la storia della parola "negro" per noi italiani parla solo della nostra volontaria sottomissione alla colonizzazione culturale anglosassone. Detto ciò, da uomo che ama l'Africa e che ha un debole per le culture africane, oltre che una qualche esperienza di accoglienza di africani subsahariani, visto lo stigma che ormai si porta dietro questa parola, non la utilizzo e faccio notare a chi la usa che suona offensiva. Ma ritengo che sia stata un'occasione persa proprio nel senso di una parola che da noi poteva essere piuttosto neutra, esattamente come nella lingua spagnola, e pertanto inclusiva e rispettosa. A mio modestissimo avviso, è stata l'ennesima vittoria degli ideologismi.
Va notato che gli spagnoli, che in teoria hanno lo stesso problema, continuano tranquillamente a usare il termine "negros". Si confronti la voce "apartheid" su Wikipedia, in spagnolo e in italiano. (va comunque detto che loro non hanno il nostro termine "nero")
10 commenti:
Caspita... avevo nominalmente ancora 5 anni e il 1 ottobre successivo sarei andato a scuola (perchè una volta la scuola iniziava il 1 ottobre !). Quasi 60 anni fa.... I miei idoli nerazzurri!
Da notare:
1) "il prestigioso negro Jair", definizione che oggi, in tempi di politically correct e cancel culture, sarebbe impensabile.
2) Mazzola senza baffi e ancora definito come "il figlio di" (Valentino Mazzola).
Mi ha colpito, in quello che doveva essere un semplice elenco di cognomi la sottolineatura "il prestigioso negro Jair". Sì, bisogna ammettere che qualcosa è cambiato in meglio, in questi anni! Certe espressioni erano proprio vergognose. Adesso bisognerebbe solo stare attenti a non esagerare, lasciando il passato al suo posto, senza andare a modificare la Divina Commedia o La Sacra Bibbia perché "non al passo con i tempi", o le favole perché "violente". Altrimenti prima o poi vedremo i cavalli con i pantaloncini...
@Fantasio, sei tremendo! Non avevo visto quello che hai scritto! :D :D :D
Jair Da Costa! Grande Inter
All'epoca, era il prestigioso negro. Apprezzatissimo.
Oggi sono neri, e sugli spalti ci sono striscioni vergognosi.
Era meglio allora.
Ipocriti.
@Anonimo: purtroppo hai pienamente ragione.
E' vero anche questo, ma non dimentichiamo che era anche il tempo del "Non si affitta a meridionali". Il razzismo c'è sempre stato. Io volevo sottolineare che SOLO per Jair c'era la "puntualizzazione", quasi a giustificarne la presenza: "E' nero, sì, ma è prestigioso". A Napoli, Canè venica chiamato "ò niro", ma lo accoglievano dappertutto a braccia aperte, gli volevano bene... La vera differenza che vedo, è che all'epoca, se si fosse fatta una legge contro il razzismo sarebbe stata fatta rispettare, ed oggi è inutile. La Legge sarebbe "uguale per tutti" se venisse applicata.
Oggi abbiamo un'altra sensibilità. Ma "negro" è diventato un termine razzista solo perché ce lo siamo fatti imporre (per retorica, se non per ignoranza lessicale diffusa) dall'uso americano di "nigger", che effettivamente indicava gli eredi degli schiavi di origine africana nelle piantagioni e aveva un uso discriminatorio. Per quanto riguarda noi italiani e, più in generale, le lingue neolatine, "negro" viene dal latino niger,-gra,-grum, e veniva solitamente usato proprio per non dire "nero", che nella lingua di uso comune risultava banale e, sì, razzista. Infatti, per esempio, non è che dire "giallo" per i giapponesi o i cinesi, o "pellerossa" per i nativi americani, sia raffinato ed elegante.
Il movimento di emancipazione e valorizzazione culturale delle civiltà africane, che ha avuto origine nel periodo della decolonizzazione successiva alla seconda guerra mondiale, e i cui artefici erano intellettuali e politici africani (primo fra tutti Senghor), si muoveva sotto la bandiera di quella che loro stessi chiamavano "negritude", che in italiano era - correttamente - tradotto "negritudine". Una delle più importanti riviste che si occupano d'Africa, esistente da 141 anni, di cui si può agevolmente consultare il sito web, ha come nome "Nigrizia".
In verità, la storia della parola "negro" per noi italiani parla solo della nostra volontaria sottomissione alla colonizzazione culturale anglosassone. Detto ciò, da uomo che ama l'Africa e che ha un debole per le culture africane, oltre che una qualche esperienza di accoglienza di africani subsahariani, visto lo stigma che ormai si porta dietro questa parola, non la utilizzo e faccio notare a chi la usa che suona offensiva. Ma ritengo che sia stata un'occasione persa proprio nel senso di una parola che da noi poteva essere piuttosto neutra, esattamente come nella lingua spagnola, e pertanto inclusiva e rispettosa.
A mio modestissimo avviso, è stata l'ennesima vittoria degli ideologismi.
Va notato che gli spagnoli, che in teoria hanno lo stesso problema, continuano tranquillamente a usare il termine "negros". Si confronti la voce "apartheid" su Wikipedia, in spagnolo e in italiano.
(va comunque detto che loro non hanno il nostro termine "nero")
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