13 giugno 2023

Gene Wilder

Tratto dal Corriere dei Ragazzi nº 3 del 18 gennaio 1976.



10 commenti:

Unknown ha detto...

Manca quella che è la sua interpretazione più nota per eccellenza: "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" (1971). Il Giornalino da cui è tratta questa biografia è del 1976, dunque non poteva ignorare il film per cui Gene Wilder è più famoso (insieme a Frankenstein Junior).

Contix

Fantasio ha detto...

Perché agli inizi del 1976 Willy Wonka era un film semidimenticato, che aveva avuto poco successo negli USA e da noi era passato inosservato (a differenza degli altri film citati). La rivalutazione di questo film è iniziata molto più tardi, credo non prima degli anni '90, forse metà degli '80.
Del resto era così per molti comici americani, all'epoca. I film di Mel Brooks precedenti Frankenstein Junior vennero "recuperati" solo in seguito, in quanto del tutto ignoti prima del 1974, e lo stesso vale per i film di Woody Allen prima di "Provaci ancora Sam", uscito da noi nel 1972 (se non addirittura nel 1973). Oggi pare incredibile, ma un sacco di film, anche importanti, da noi non arrivavano.

coroner ha detto...

E non solo, ma pervenivano con titoli modificati oltre il limite di qualsiasi decenze.
Il mitico "The Producers" diventò addirittura "Per favore non toccate le vecchiette", e l'originale "Silent movie" anziché "Film muto" come era ovvio diventò "L'ultima follia di Mel Brooks", tanto per dare la patente di ignorante al pubblico che altrimenti non ci sarebbe andato.
Un po' come se importando negli Usa "Il buono, il brutto e il cattivo" l'avessero titolato "The last action from Sergio Leone".

Angelo Cappelli ha detto...

In seguito, i distributori italiani hanno preso un'abitudine ancora più stupida: sostituire il titolo originale con uno diverso, ma sempre in inglese, per far capire che non è un film italiano.

Bruno C. ha detto...

Lasciatemi citare "Total recall" diventato "Atto di forza" (chissà se piccolo o grande)... che poteva benissimo essere reso con "Richiamo totale" o "Richiamo irresistibile"... Ma il capolavoro di rinomina è stato fatto sul piacevolissimo film Disney interpretato da Hayley Mills e Hayley Mills, titolo originale "The parent trap" tradotto con leggera approssimazione "Il cow boy con il velo da sposa". Solo per questo bisognerebbe obbligare il traduttore a vedere TUTTE le puntate di Dallas SENZA interruzione!

Massimiliano ha detto...

Nella tradizione, l'Oscar per la peggior traduzione italiana di un titolo spetta a Se mi lasci ti cancello, il cui titolo originale era Eternal Sunshine of the Spotless Mind, un famoso verso di Alexander Pope.

Corrierino ha detto...

@Massimiliano, Se mi lasci ti cancello è proprio un bel film.

paolop ha detto...

@Massimiliano: un altro concorrente a questo Oscar è "Non drammatizziamo.... è solo questione di corna", traduzione di "Domicile conjugal" di François Truffaut

Terzo D'Andrea ha detto...

Non sono solo i produttori italiani a fare queste cose.
Una situazione molto divertente è successa a Umberto Lenzi: il film "Orgasmo" negli USA è stato distribuito col titolo "Paranoia", il suo film successivo, sempre con Carroll Baker, l'ha intitolato proprio "Paranoia", negli USA è stato distribuito col titolo "A quiet place to kill", abbastanza facile indovinare il titolo della pellicola successiva "Un posto ideale per uccidere", con la grande Irene Papas e una bellissima Ornella Muti agli esordi.

Angelo Cappelli ha detto...

Il mio personale Oscar per il falso itolo inglese è "Made in Dagenham", divenuto in Italia "We want sex", sfruttando una breve scena comica in cui il vento copre l'ultima parola di uno striscione con sopra scritto "We want sex equality". Immagino la delusione dello spettatore che, attirato dal titolo pruriginoso, si trovava di fronte a un serissimo dramma sindacale.